domenica 14 settembre 2014

"LIKE GENERATION : CRESCIUTI A PANE E SOCIAL NETWORK" - di Enrico Pedretti

Cresciuti a pane e social Network, i ragazzi nati tra la fine degli anni '90 ed i primi del 2000 hanno fatto dell'autenticità la loro cifra distintiva. Ne parliamo con Federico Capeci, Direttore Generale "Duepuntozero Reserach" del gruppo Doxa ed autore del libro #Generazione 2.0.

Chi sono i giovani al centro del suo saggio e qual'è il loro comune denominatore ?
"Sono i ragazzi cresciuti con il cosiddetto Web 2.0, ovvero il web che tutti noi oggi frequentiamo con disinvoltura tra forum, blog, social network, Wikipedia, ma che fino a pochi anni fa non esiteva. I siti, infatti, si consultavano, si leggevano e l'unico modo per interagire con chi aveva pubblicato un contenuto era inviare un'email. E' ad un certo punto che il mondo è cambiato drasticamente, grazie alla diffuzione di questo nuovo modo di vivere la rete che si basa sull'interazione, sulla condivisione e sul contributo libero di molti. Quando questo cambiamento è avvenuto (intorno agli anni 2004-2009), un gruppo di ragazzi adolescenti stava crescendo, sperimentando la propria identità, tra post, commenti like e share. Il più piccolo stava iniziando le scuole medie, il più grande era ll'università : si tratta di uno dei periodi dpiù importanti per la crescita di un individuo, su cui i social network ed il web più in generale hanno agito plasmando una nuova forma mentis. Sono i nostri 18-30enni di oggi, i ragazzi che si aprono ora al mondo (economico, sociale, politico, ecc.) e che dovrebbero prendere in mano il nostro futuro".

Sono i famosi "bamboccioni" ?
"In effetti sono quelli che molti etichettano in questo modo. Sbagliando di molto la prospettiva. Il libro che ho scritto parla di ragazzi differenti : propone una visione molto più propositiva e speranzosa di quella che ci mostrano i media ed è il risultato di una ricerca che ho condotto osservando il rapporto tra il web e la nostra società da oltre dieci anni. Dal mio punto di vista non sono nè bamboccioni, nè svogliati, nè incompetenti ... ovviamente non si può generalizzare, ci saranno anche ragazzi fatti così - è ovvio - ma ciò che intendo dire è che il loro DNA è un altro. E' quello di chi non ha barriere di spazio, di tempo, di socializzazione : sono in grado di esprimere il significato più alto della globalizzazione moderna. Non subiscono il fascino del possesso delle cose e dello status symbol : sono molto più autentici, concreti, veri dei giovani delle generazioni precedenti. Il Web, infatti ti mette a nudo, se non sei tu a farlo sono i tuoi amici che ti impongono di essere autentico e di dare un contributo agli altri. Questo avviene ogni giorno nei forum, nei blog, su Wikipedia, battendo su una tastiera o toccando un telefono.

Si può dire che sono sempre on-line ?
"Si, sono tanto on-line. Ma vivono anche, grazie a Dio !. Praticamente tutti hanno un accesso ad internet e frequentano il web per disparati motivi : per intrattenere relazioni, per comunicare, per svagarsi, per imparare. Ma questo non va a discapito di quella che qualcuno chiama la vita reale : perchè quella che vivono on-line non dovrebbe esserlo ? Siamo noi, che ricordiamo la rete fatta di avatar e di nomi falsi, che vediamo questi mondi non reali, virtuali appunto. Oggi, invece, la rete è fatta da persone, dalle loro vere relazioni, che siano vissute anche nella vita su strada o meno"

Ma soprattutto cosa vogliono e quali obiettivi hanno ? Cosa si aspettano da noi ?
"E' una generazione che non chiede nulla, che non si aspetta nulla. Non lotta contro qualcuno come facevano le precedenti, ma prende il mondo come un dato di fatto per costruire (e qui lotta, si ...) un qualcosa di diverso, più a portata di mano, più a propria immagine. Come una pagina di un forum o di Facebook, che parte in un modo ma che poi cresce e si modifica con il contributo di tutti. Ed il punto sta proprio qui : non aspettiamoci che ci chiedano un aiuto, anche perchè sanno che non abbiamo la capacità di capirli, visto che spesso fraintendiamo i loro comportamenti. Siamo noi però che abbiamo la responsabilità di muoverci verso di loro, capendoli, dandogli spazio, insomma. Sono loro che sono nel giusto, non noi. Perchè il mondo da un certo momento è cambiato e noi o cambiamo il modo con cui lo guardiamo o ci affidiamo a loro. Occorre accettare di salire a bordo di questa fluidità, che solo i giovani riescono a ben interpretare".

Come capirli e dialogare con loro come genitori ma non solo ?
"Il libro propone un nuovo paradigma per poter entrare in contatto con i giovani. Per questo fa un passo ulteriore rispetto alle tante voci di supporto o di sfida che si sentono da più parti. Si chiama "STILE", un acronimo di Socialità, Trasparenza, Esperienza, che sono i 5 contenitori di valore che ci aiutano a capire questi ragazzi e ci conducono ad intrattenere un dialogo con loro.

E quando li abbiamo in azienda come collaboratori, cosa pensano e vogliono dal lavoro ?
"Ogni Manager dovrebbe avere un esponente della Generazione 2.0 al proprio fianco, un assistente al cambiamento, potrei dire. Ma è difficile, perchè a volte non riusciamo neanche a capirli, e quindi ad apprezzarli. Dal lavoro vogliono progetti concreti, non grandi programmi a lungo termine, chiedono trasparenza e meritocrazia. E' una generazione che chiede molto, insomma, e che non rispetta i ruoli. Ma proprio per questo ci dovrebbe interessare, in un momento come questo che ci richiede un forte ripensamento delle logiche con cui facciamo Business ed Impresa.

Insomma, sapremo dargli briglia e sapranno essere loro il riscatto di un paese stanco ?
Difficile dirlo oggi, quando rappresentano una porzione molto piccola della nostra vecchia popolazione e quando il tasso di disoccupazione giovanile supera il 40%. Ma abbiamo il dovere e la responsabilità di far si che questo accada :  il loro modo di vedere le cose è intimamente nuovo e positivo, per questo, ritengo abbiamo di fronte un buon carburante per la ripresa, ma occorre una miccia che solo i genitori, gli insegnanti i politici, i capi di impresa possono decidere di attivare o meno".

Da "DIRIGENTE" Periodico di MANAGERITALIA
Giugno 2014

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