Nel momento in cui i disoccupati
italiani superano - ad ottobre 2013 - la soglia del 12,5%, occuparsi di qualità della vita
professionale sembra un lusso riservato ai privilegiati che hanno un posto sicuro, ma
i promotori si dicono convinti del contrario: bisogna ribellarsi al clima di
competizione continua, alla meritocrazia vissuta come sopravvivenza darwiniana
del migliore, all'imbarbarimento delle relazioni personali suggerito dal clima
generale da «si salvi chi può».
- Anticipare l'impatto delle riorganizzazioni e delle ristrutturazioni aziendali sul benessere dei dipendenti, valutando anche l'aumento di lavoro che comportano
- Favorire l'equilibrio tra vita privata e professionale attraverso la flessibilità degli orari o il telelavoro
- Evitare le riunioni, le telefonate o l'invio di email ad orari impossibili
Il fondamento teorico è «La civiltà dell'empatia»
(edito in Italia da Mondadori) di Jeremy Rifkin, in cui l'economista americano
sostiene che essere gentili e empatici conviene, oltre che essere eticamente
giusto !
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