martedì 31 luglio 2012

LEADER E SPORT: Tutti per Uno, Uno per Tutti


Questa settimana ospite della rubrica "BlogInBlog", la Dott.ssa Eleonora Reverberi, laureata in scienze e tecniche psicologiche e Blogger di "Azzurroacqua" Psicologia e Sport, che ha dedicato a Mondo HR Marche una nuova recensione legata alla Psicologia, allo sport ed al mondo delle Risorse Umane, approfondendo la tematica sulla "leadership" in modo originale ed accattivante. 
Vi lascio il piacere di leggere il suo articolo.
Alla prossima, Silvia

LEADER E SPORT: TUTTI PER UNO, UNO PER TUTTI
di Eleonora Reverberi
http://azzurroacqua.wordpress.com/

In questi giorni olimpici sono soprattutto gli atleti ad essere al centro della scena, come è giusto che sia, dato che sono anni e anni che si allenano duramente ogni giorno per arrivare ai livelli massimi e competere in una Olimpiade. Ma è giusto ricordare che dietro a ogni grande atleta, e soprattutto una grande squadra, c’è sempre un buon allenatore, che solitamente riveste il ruolo del leader. Perché allora non scoprire qualcosa in più di queste figure di traino di cui gli atleti hanno tanto bisogno?
Julio Velasco, allenatore argentino che ha portato la Nazionale Italiana di Volley ai vertici della Pallavolo mondiale, disse: “La forza del lupo è il branco, e la forza del branco è il lupo”. Ciò significa che tra il leader e i suoi seguaci (che in linguaggio psicosportivo vengono chiamati  followers) è necessario un legame di dipendenza reciproca in cui gli atleti hanno bisogno di fidarsi ciecamente del loro leader, affidandosi a lui nel modo più totale e da parte sua il leader deve rispettare questa fiducia portando i suoi atleti a raggiungere le loro massime potenzialità. 

Leader è “colui che guida, dirige, conduce”. A lui i followers assegnano l’autorità necessaria per svolgere questa funzione di guida, poiché essi riconoscono le sue competenze e la sua esperienza. Il leader è quindi colui che deve saper coniugare le sue conoscenze tecniche, acquisite in anni di studio, senza dimenticare la dimensione più umana del suo ruolo, quello di creare la squadra e tenerla unita, aiutarla a superare i momenti di difficoltà, le sconfitte, i conflitti inevitabili e necessari per la crescita personale di ciascun atleta e della squadra intera. Egli deve saper stabilire gli obiettivi e stabilire i passi necessari a raggiungerli, calibrandoli sulle capacità della squadra intera, non sulle capacità del “più bravo”; deve saper riconoscere le potenzialità di ognuno e sfruttarle nel modo più funzionale per la riuscita del gioco della squadra, ricordandosi sempre di non sminuire ma di valorizzare ogni suo atleta. 

Sono state svolte molte ricerche per rispondere alla famosa domanda: “Come deve essere l’allenatore/leader migliore?”. Risposta (molto psicologica!): dipende. Spiego questa mia affermazione. L’allenatore migliore, soprattutto da un punto di vista psicologico, non esiste perché tutti gli atleti sono diversi tra loro e di conseguenza dalla loro unione hanno origine squadre ben diverse, che danno vita a dinamiche di gruppo differenti. Non bisogna dimenticare che il contesto entro cui si creano queste squadre (la Società sportiva) ha i suoi obiettivi (amatoriali o professionistici), le sue disponibilità economiche e fisiche ad investire sulla squadra, la sua visione dello sport (la vittoria o la partecipazione), per cui anch’essa ha una importante influenza sulla squadra. Infine importantissima è la variabile genere: femmine e maschi hanno bisogno di leadership diverse, le prime più focalizzate su una gestione “democratica” della leadership, mentre i maschi preferiscono un comportamento più “autocratico”. Di sicuro c’è che entrambi i generi, indipendentemente dall’età e del livello agonistico a cui si trovano, preferiscono leader/allenatori che sappiano correggere gli errori spiegando come migliorarli e contemporaneamente sottolineare i punti di forza e i gesti corretti.
Il buon allenatore deve saper tenere conto di tutte queste variabili e comportarsi di conseguenza, cercando di trarre il meglio dai suoi atleti e nello stesso momento creando in loro la motivazione a fare meglio, utilizzando leve tecniche quanto emotive.

Eleonora Reverberi


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