Indipendentemente dal fatto che siate sportivi o no, vi consiglio di leggere quanto riportato di seguito da Eleonora Reverberi, studentessa di psicologia all'Università Cattolica di Milano.
Le 4 abilità psicologiche di base, analizzate e descritte da Eleonora possono essere considerate le
più rilevanti in tutti gli sport e per tutti gli sportivi, non importa se siano
agonisti, assoluti o master, ma leggendo attentamente Vi assicuro che valgono anche per un buon Manager, ogni qualvolta si prepara ad una sfida e soprattutto per coloro che quotidianamente sono gestiscono Team di lavoro.
1 - RILASSAMENTO
Questa abilità consiste nel saper trovare un modo di controllare le proprie
emozioni, in particolare quelle negative, che possono impedire l’apprendimento
corretto dell’azione sportiva o lo svolgimento di una buona prestazione. Molto
in breve consiste nel “ritagliarsi” dei momenti di tempo durante la giornata
(di solito 10 minuti, non di più) in cui l’atleta si allena a scaricare tutte
le tensioni legate alla vita quotidiana o alla pressione di un evento sportivo.
Possiamo riassumerla nella parola autocontrollo e spiegarla come la capacità di tenere sotto controllo i
propri pensieri, l’ansia, il timore di fallire o legato alle responsabilità che
hanno ad esempio gli atleti di una squadra, di far bene per vincere. Maggiore
sarà il tempo dedicato all’ allenamento di questa abilità, più l’atleta sarà in
grado di gestire le proprie emozioni nel momento in cui deve fornire una
prestazione; questo perché questa abilità gli permette di calarsi in uno stato
di rilassatezza mentale che gli permette di attivare solo il suo corpo, di
concentrarsi solo sui gesti tecnici imparati in allenamento, al fine di
ottenere la prestazione migliore. Equivale un pò al “mettere in stand by la
mente” permettendo di convogliare tutte le energie dell’atleta sull’ azione
sportiva.
2 - IMMAGINAZIONE MENTALE
Avete
presente gli sciatori nei minuti che precedono la partenza? Seduti sulla
panchina antistante allo start muovono gambe e braccia imitando il gesto
tecnico che entro breve dovranno compiere nella discesa, ripetendo mentalmente
tutte le curve, tutti i salti, tutte le minime variazioni della posizione che
dovranno tenere. Ecco, l’immaginazione mentale è proprio questo: rivivere o
immaginare nella mente la prestazione che si sta per effettuare (nel caso si
tratti di sport che prevedono una sfida diretta, come le corse, le gare di
nuoto, le discese nello sci appunto) oppure i gesti tecnici imparati in ore
e ore di allenamento (nel caso di sport di squadra o che prevedono un
confronto diretto con un avversario, come nel tennis o nel golf). Immaginare i
propri gesti tecnici permette al corpo di vivere l’esperienza come se fosse
reale; le sensazioni che la mente invia al cervello infatti, sanno essere
particolarmente verosimili, diventando un vero e proprio “pensiero del corpo”,
ma in una situazione protetta, dall’avversario e dalle proprie ansie, favorendo
il rilassamento mentale(aiutando l’atleta a focalizzarsi sul gesto
che dovrà effettuare e non sulle aspettative di vittoria o sconfitta) e
l’attivazione fisica (consentendo all’atleta di sentirsi pronto all’azione).
Questo esercizio, allenato giorno dopo giorno, permette a qualsiasi atleta di
aumentare la fiducia in sè e nelle proprie capacità, rimanendo concentrato
sulla propria prestazione.
3 - GESTIONE DEI PENSIERI
Questo
aspetto dell’allenamento mentale è forse il più complesso da allenare e
richiede quindi maggiore dedizione. Gestire i propri pensieri significa “parlare a se stessi” e di conseguenza implica lo sviluppo di un rapporto
positivo con se stessi. Questo, per uno sportivo, significa imparare a non
svalutarsi nelle sconfitte, ma individuare i propri punti di forza e di
debolezza oggettivi e saperli affrontare consapevolmente durante gli
allenamenti quotidiani per saperli gestire nelle occasioni importanti, durante
le competizioni. Esempio: un giocatore di basket si trova a tirare gli ultimi
due tiri liberi di una importante partita: se è allenato ad un dialogo positivo
con se stesso penserà che deve concentrarsi sul gesto e sull’ effettuarlo nel
miglior modo, in caso contrario il risultato sarà che penserà all’ ansia e al
fatto che la partita dipende da lui e questo lo porterà più facilmente a
sbagliare, poiché distoglierà le sue energie mentali dalla concentrazione sul
gesto. Un dialogo positivo con se stessi determina una condizione psicologica
migliore, che consente prestazioni più efficaci.
4 - IMPARARE DALL’ ESPERIENZA
Sembrerà
scontato ma non lo è e non tutti lo sanno fare! Non tutti sono abituati a
pensare al perché hanno fallito o hanno sbagliato in una certa occasione, ma
risolvono la sconfitta o la brutta prestazione scaricando la colpa su altri o
semplicemente cercando di buttarsi il tutto dietro le spalle. Bè nulla di più
sbagliato! Ovviamente non sto dicendo che dopo una sconfitta o una prestazione
deludente ogni sportivo debba passare intere giornate interrogandosi sul perché e sul cosa sia andato storto, ma semplicemente questa abilità consiste
nell’imparare ad analizzare criticamente la propria prestazione, individuare
gli aspetti positivi e i gesti corretti (aumentando così il proprio senso di autoefficacia, in parole povere il senso di sentirsi bravi
e capaci di fare qualcosa) e successivamente quelli sbagliati, per concentrarsi
soprattutto su quelli negli allenamenti successivi. Si potrebbe definire questa
abilità come una riflessione razionale su quanto svolto, per valorizzare le abilità apprese e
corrette e individuare i punti di debolezza, sia legati all’allenamento sia
alla gestione psicologica della competizione.
Ovviamente
queste 4 abilità sono correlate e vanno sviluppate e allenate insieme,
quotidianamente e anche senza l’aiuto di uno psicologo si possono ottenere
buoni risultati, anche se rimane la regola che ogni atleta è una persona a se
stante e andrebbe valutato assieme ad un professionista un percorso di
allenamento mentale adatto alle diverse esigenze e alle diverse esperienze di
vita.
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